Vorresti capire se “staccare e riattacare” il contatore in caso esso non venga utilizzato conviene senza stare li a fare i conti con il pallottoliere?

In questi giorni sono diverse le richieste che mi pervengono su cosa fare con le bollette visto il momentaneo stop forzato a causa dell’emergenza coronavirus: devo pagare le bollette? Chiudo il contatore? Come devo comportarmi? A quanto ammontano i costi fissi?

Diversi dubbi attanagliano la mente dei consumatori, troppe informazioni, spesso errate, non fanno altro che alimentare questa confusione.

So che chi è realmente in difficoltà vorrebbe sentirsi dire: “tranquillo i pagamenti per il momento sono sospesi e pagherai di meno per tutto il 2020” ma purtroppo non è cosi, bisogna fare i conti con la (brutta) realtà che stiamo attraversando e definire un piano di azione per superarlo e uscirne al meglio, ritornando in carreggiata più forte di prima!

Per chi è davvero in difficoltà esistono già delle misure che supportano la situazione, tra tutte:

1)La possibilità di poter richiedere una rateizzazione in modo da alleggerire le spese;

2)Per i privati il bonus energia;

3)In caso di partite IVA, a Marzo si pagano i consumi di Gennaio e/o Febbraio (dipende dalla fattura mensile/bimestrale), la possibilità di richiedere una rateizzazione in modo da snellire nei mesi la spesa energetica, considerando che Marzo (e probabilmente Aprile) le spese energetiche saranno ridimensionate e l’arrivo di agevolazioni fiscali che il Governo ha predisposto si potrà superare la situazione.

Tuttavia non è da escludere una procedura di “distacco e riattacco” per risparmiare sui costi fissi che sarebbe soldi buttati al vento, in quanto il contatore non andrebbe utilizzato.

NB una premessa per i furbetti dell’energia, fare questo non significa non pagare le bollette con il distacco, ciò che va consumato va pagato. Oggi come oggi il turismo energetico ha sempre più limitazioni e i fornitori, anche se con tempi un po lunghi, possono recuperare il debito attraverso il CMOR.

Per dare una panoramica generale e completa, ho deciso di fare questa analisi, in modo da poter valutare sempre, indipendentemente dal periodo che stiamo vivendo, se conviene chiudere  un contatore in caso di inutilizzo o meno risparmiando sui costi fissi.

Avevo preparato già un analisi simile in questo articolo, incentrando il tutto sul contatore delle seconde case. 

Questa volta invece incentreremo la valutazione sulle attività commerciali, o comunque su tutte quelle utenze che sono attivate sotto una partita iva/codice fiscale numerico.

Cessare un contatore è gratuito e normalmente la cessazione avviene nel giro di qualche ora, è a discrezione del titolare della fornitura indicare la data esatta in cui il servizio deve essere cessato.

A seguito di ciò si riceverà una fattura di chiusura alla data in cui il contatore non erogherà più energia elettrica.

Se cessare il contatore è gratuito, quanto costa riattivarlo?

Quanto costa riattivare un contatore?

In linea di massima effettuare un subentro nel mercato libero ha un onore amministrativo di 27€ al quale va sommato un onore commerciale a discrezione dell’operatore del mercato libero scelto, per avere un valore ben definito supponiamo che il costo del subentro è di 50€.

Ma quindi come faccio a capire se conviene tenere il attivo il contatore o meno?

Tutto dipende principalmente da due variabili: la potenza del contatore e i mesi di “non utilizzo”, in virtù di questi due dati possiamo quantificare i costi fissi e la convenienza o meno nel mantenere attivo il contatore.

Per rendere comprendere a pieno le spese che comporta un contatore ho preparato questa tabella.

Per spese intendo costi fissi, ovvero tutti quei costi (definiti anche oneri passanti) su cui il fornitore di turno non ha potere di controllo in quanto vengono definiti direttamente dall’Autorità di energia elettrica ed il gas (ARERA). Questi costi che ci saranno indipendentemente se si consuma o meno.

TI PUO’ ESSERE UTILE: LEGGERE UNA BOLLETTA E’ DIFFICILE SE NON SAI COME FARLO

costi fissi
iva esclusa

Nella tabella qui sopra abbiamo, dunque, in verticale il numero dei mesi e in orizzontale la potenza del contatore.

In rosso ho evidenziato quando non conviene per nulla, almeno per l’aspetto economico chiudere il contatore.

In arancione quando vi è un minimo beneficio economico.

In verde quando il vantaggio diventa abbastanza rilevante.

Effettivamente quanto risparmio?

Per permetterti di avere una visione completa di seguito ti riporto la tabella al netto delle spese di riattivazione (subentro circa 50€).

È utile sottolineare che a queste spese andranno aggiunti eventuali “altri oneri” derivanti dall’offerta commerciale sottoscritta dal vostro fornitore.

costi fissi
iva esclusa

In fin dei conti, leggendo la tabella, si può dedurre che conviene cessare un contatore che non verrà utilizzato:

-per un mese: solamente se la potenza impiegata è superiore a 12/13 kW;

-per due mesi: da 4/5 kW

-per tre mesi: da 2/3 kW;

-da quattro mesi in poi: indipendentemente dalla potenza c’è un vantaggio che andrebbe a giustificare il distacco e successivamente il riallaccio.

Si dai Giovanni capisco il risparmio, ma cosa devo fare ogni volta per riattivare la luce?

Si è vero, se da una parte si vuole risparmiare qualcosa, dall’altra si deve anche rinunciare a qualcosa, quel qualcosa in questo caso riguarda la comodità di arrivare in casa e trovare già l’energia elettrica. In questo caso occorra organizzarsi qualche giorno in anticipo per svolgere l’iter della riattivazione.

I tempi massimi di una riattivazione sono di 5 giorni e per effettuarlo occorrono partita iva, numero cliente del contatore e un documento d’identità e individuare il fornitore con chi si vuole entrare in fornitura.

Se poi ti scoccia stare dietro a tutto ciò puoi sempre delegare il tutto al tuo consulente di fiducia, che curerà tutti i passaggi in modo da evitare problemi!

Come? Non hai ancora il tuo consulente di fiducia per l’energia? Clicca qui!!

Think big, insieme si può!

Giovanni.

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