La scorsa settimana mi sono imbattuto nel docu-film targato Netflix “Pepsi, dov’è il mio Jet?”. Una esilarante storia (vera) di un giovane che tenta di raccogliere 7 milioni di punti pepsi per ottenere in premio, niente di meno che, un HarrierJet, un aereo militare in grado di effettuare operazioni di decollo e atterraggio verticale.

La mini serie racconta come un concorso a premi si trasforma in una battaglia legale per presunta pubblicità ingannevole, la quale entrerà anche nella storia dei corsi di legge americani!

La cosa che più mi è rimasta impressa di questa vicenda, aldilà della determinazione del ragazzo, è il termine con il quale viene appellato il giudice che emanò la sentenza di conclusione del caso: “giudice aziendale”.

Poi leggo la notizia dell’ennesimo annullamento di sanzioni a favore delle Big Energy e qualche domanda me la pongo.

Viviamo in un settore, quello energetico, dove i contratti di fornitura vengono stipulati con una società di vendita, ma se hai problemi di letture e contatore devi interpellare il distributore, con cui non si ha nessun rapporto contrattuale, e da li inizia lo scarica barile.

E come se andassi a cena fuori in un ristorante e a seguito di un intossicazione alimentare andrei a parlare con i fornitori del ristorante e non con il titolare stesso.

Ma non solo.

Lo Stato che da in concessione ad un privato l’attività di distribuzione di un pubblico servizio, ma si dimentica del servizio di controllo e vigilanza o ancor peggio di essere a conoscenza delle procedure messe in atto da quest’ultimo, lasciando milioni e milioni di consumatori impossibilitati ad avere pareri terzi e non di parte.

Alla fine tutto si ribalta sempre “sull’ultima ruota del carro”, ovvero i consumatori.

Perchè parliamoci chiaro, loro, alla fine dei conti fanno, e probabilmente faranno, sempre quello che vorranno.

O forse no. Staremo a vedere.